A ripensarci oggi mi accorgo che la conosco da tanti anni. Me ne innamorai subito, dai primi anni del liceo. Non fu proprio una cotta adolescenziale, è stato un amore cresciuto piano piano, nel tempo. Prima da lontano la guardavo o forse la spiavo, si potrebbe dire. Lei ed il suo gruppetto di amicizie, già a 15 anni sembravano dei radical chic di sinistra 40enni.
Non furono le sue occhiate furtive da lontano che facevano da risposta alle mie a farmi capire che anche lei mi spiava per interesse. Ci fu qualcos’altro che ancora oggi non so dirvi, però era una certezza. Sapevo che le piacevo anche io.
Poi ognuno ha fatto le sue esperienze, i suoi giri e ha messo le mani in pasta alla vita. Ma come ogni storia importante che si rispetti rispettammo un certo copione ed agli inizi degli anni 2000 ci incontrammo nuovamente e ci ricordammo di essere l’uno innamorato dell’altra!
Lei aveva cambiato molti soprannomi. Una cosa buffa ed intrigante era un ciondolo che indossava sempre con le iniziali: PD. Mai conosciuto qualcun altro usare come iniziali quelle del soprannome, ma tant’è.
Donna complicatissima, come tutte quelle che ti fanno perdere la testa veramente. La convivenza mi sbattè in faccia una verità imprevista anni prima: non eravamo d’accordo su tantissime cose! Forse il problema ero io, mi son detto milioni di volte.
Certo riconosco di avere un carattere affatto facile, ma almeno mi sembra di essere chiaro. Ho delle idee nette su molti argomenti, le persone che mi conoscono sanno perfettamente come la penso e da che parte sto.
Lei no! Lei è sofisticata, intelligente, ma estremamente volubile. Ha bisogno di ragionare per dei mesi interminabili per esprimere un’opinione. Cambia idea, cambia in continuazione e la cosa che meno sopporto è il suo tentativo di mettere insieme cose che insieme non stanno! Lei dice che è una ricchezza. Io penso che sia un ottimo modo per non prendere posizione, per non scontentare nessuno e per diventare delle persone scisse!
Come si fa ad essere di sinistra ma anche cattolici? A mettere insieme il pensiero dei preti e le battaglie sulla legge 40, l’aborto, il testamento biologico? Come si fa a non decidere sul sistema di economia da perseguire? Come puoi parlare ancora di comunismo, alzare il pungo, salutare il compagno e poi guardare allo spread, non preoccuparti delle coop rosse? Come riesci ad esprimere solidarietà alle donne vittime di violenza e poi ad appoggiare una guerra? Boh!
Non le conto più le volte che abbiamo litigato su queste cose. Il periodo peggiore fu quando frequentava Walter. Fu quel tizio a convincerla che far convivere gli opposti era una ricchezza, una risorsa. Beh l’ho odiato per queste idee che le ha trasmesso.
Poi però arrivò un’altra persona nella sua vita, un punto che le divenne di riferimento: Pierluigi. Io li osservavo da lontano, come quando la spiavo al liceo. Una brava persona Pierluigi. Sopratutto onesto direi. In quel periodo mi sembrò sempre meno confusa. Aveva poche idee, ma chiare. Prendeva posizione, tornai ad amarla con rinnovato interesse. Pensai anche di farci un figlio, qualche volta. In silenzio, nella mia mente. Pensieri ingombranti!
Una cosa non vi ho detto però. Un dettaglio troppo importante per essere taciuto, ma troppo intimo per metterlo all’inizio di un racconto. Lei è depressa. Ha una naturale tendenza al pessimismo, ha una lunga collezione di piccoli fallimenti. Non posso dire che sia una persona irrealizzata né tantomeno fallita. Però è certo che è sempre arrivata ad un passo dalla riuscita, dalla piena realizzazione, ad un metro dalla costruzione di qualcosa di importante ed in un modo o nell’altro ha fatto qualcosa o è successo qualcosa per la quale il tutto non si è mai concretizzato.
Vi assicuro è difficile amare una donna così, è complicato starle accanto. Ho provato tante volte a consigliarle di curarsi. Le ho anche trovato il più pravo psichiatra su piazza, ma lei, come sempre, ha ricalcato il solito copione. Ci si è avvicinata, lo ha conosciuto, ascoltato, ha anche letto delle cose scritte da lui, assistito a dei convegni. Poi sul più bello, nel momento in cui era pronta ad accogliere le indicazioni dello psichiatra per il quale sembrava aver espresso apprezzamenti …. niente, improvvisamente si volta dall’altra parte e scappa.
Poi è arrivato il momento del concorso nazionale! Era un posto importante, ambitissimo. Un posto in parlamento. Lei studia da una vita per quel posto, finalmente la vedo piena di vitalità, sicura di sé, studia, si prepara, fa un lavoro estenuante per quel concorso.
Da quel che avevo visto io avrei giurato che sarebbe stata la migliore, effettivamente forse aveva sottovalutato alcune cose, fatto sta che vince comunque il concorso, entra in parlamento e corona il suo sogno. Certo il nuovo lavoro è impegnativo, un posto di grande responsabilità, dove bisogna essere veramente all’altezza della situazione, ma lei sembra pronta e determinata.
È in questo momento che organizzo l’appuntamento perfetto. Arriva sempre il momento in una relazione di lungo corso in cui hai la fortuna di innamorarti di nuovo. E allora le dico stasera pensiamo a noi, ho prenotato nel miglior ristorante possibile, vestiti per le grandi occasioni, ti passo a prendere a lavoro!
Lei è bellissima e sembra la donna più felice del mondo, che esce per la serata più importante di tutte. La porto in un ristorante che conosco da tanto. Non ci ho mai mangiato, ma sono talmente tanti gli amici che lo hanno provato che sono sicuro della riuscita. Ho letto tutte le recensioni possibili sul web, è un plebiscito nazionale, persone diversissime tra loro hanno espresso apprezzamenti per il locale e da ultimo anche molte persone che non mi stanno particolarmente simpatiche lo hanno sponsorizzato molto, si chiama: Rodotà.
Non faccio in tempo nemmeno a parcheggiare la macchina, senza un motivo, senza una avvisaglia quando lei vede il nome del ristorante si scurisce in volto, sbraita, dice che non è d’accordo, che non le piace, che non ci vuole andare. Chiedo il perché, ma lei ormai è chiusa in un mutismo catatonico, non dà l’idea di non voler comunicare, dà proprio l’idea di non riuscire a pensare, è immobile.
Quello è il momento in cui l’ho persa. Per sempre. È difficile riconoscere una separazione quando non ne hai voglia, ma sono passati 2 giorni e ora lo so. Ci siamo lasciati.
Lei ora racconta a tutti che è colpa mia, che è finita ed io non capisco. Non capisco una cosa che per lei è tanto ovvia: ho sbagliato ristorante nel giorno più importante della nostra storia d’amore. Ho sbagliato ristorante perché non l’ho scelto io, dice lei. Perché lo hanno scelto altri al posto mio ….
Ora posso dirvi, una volta e per tutte le volte che me lo chiederete: non ci siamo lasciati. Lei mi ha lasciato.
Non ho sbagliato ristorante, la mia scelta era la stessa di tanti altri, ma la mia scelta, quella sera, era mia!
Mi ha lasciato perché lei è depressa, non si è mai curata e non è in grado di fare delle realizzazioni nella sua vita. Si è scelta un destino e nella sua scelta c’è un trucco: quando rischia di riuscire, deve distruggere tutto quel che ha fatto, in questo modo può evitare di prendersi la responsabilità della sua riuscita. In questo modo può raccontare sempre che è colpa degli altri.
Come ogni finale, anche questo si chiude con una canzone: listen